venerdì 2 maggio 2008

Dopo il telefono, i telegrammi, le lettere e più recentemente e modernamente le e-mail ne abbiamo inventata un’altra: la scrittura, con pittura, per terra per segnalare (a chi…?) la nostra insofferenza verso qualcosa o qualcuno. Non che questa cosa sia del tutto nuova. Se camminiamo per le nostre vie vedremo messaggi sui muri di tutti i generi: dal “ti amo” al “vaffa”, dalle scritte minacciose a quelle sportive, insomma una miriade di parole che oltre a dare fastidio per i contenuti rovinano l’ambiente che ci circonda (fatevi un giro alla stazione di Voltri e ne vedrete delle belle e chi scrive sicuramente non sono i soliti arabi o marocchini o zingari o rumeni)
Ora, dicevo, qualcuno si nasconde dietro scritte anonime per dire a qualcun altro di levare, penso, delle macchine (rottami?) dal posto dove sono parcheggiate. Invece di lordare la strada (questa oltre ai muri ci mancava) perché per una volta, per senso civico, per educazione civile non ci mettete la faccia e fate i cittadini modello. Come? Ma è semplice: se pensate che quelle macchine siano rubate andate dai vigili o chiamate la polizia e fate il vostro dovere senza fare i carbonari con il secchio e il pennello e con la paura che qualcuno vi scopra mentre scrivete sui muri e ora sulla strada. Se invece le macchine non fossero rubate ma per esigenze del proprietario devono stare dove si trovano…beh e allora fatevi i casi (letto bene casi) vostri!!!
Pensate che così facendo fate un buon lavoro per la società? Io dico di no il buon lavoro è quando ognuno di noi ci prendiamo la responsabilità di quello che facciamo e per fare questo bisogna affrontare i problemi di persona, come ho scritto prima, metterci la faccia, uscire allo scoperto, solo così si potrà avere aiuto e solidarietà dagli altri e forse, tutti insieme, alcuni problemi potremmo risolverli

...a proposito mi firmo
Michele

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