Ancora una volta leggo nei nuovi volantini affissi dai Comitati contro la gronda una parola che mi lascia con molto amaro in bocca. Senza entrare nel merito della validità o meno dell'opera che si vuole costruire e delle proteste ad essa legate(per questo avremo tempo e modo di confrontare tutte le posizioni in seguito) quello che mi fa star male è questa: "deportazione" usata per rendere certamente l'idea di quello che potrebbe succedere nel caso alcuni pilastri o tracciati della gronda vengano posizionati in mezzo alle abitazioni ma che offende, a mio modo di vedere, chi deportato lo è stato per davvero e per altri motivi. Dico questo perché mi sono informato del vero significato di quella parola e questi sono i risultati:
trasferimento di un condannato lontano dal luogo di origine, spec. in un penitenziario o in un campo di prigionia: colonie di d. durante la seconda guerra mondiale: trasferimento dei prigionieri nei campi di concentramento: la d. degli ebrei [quadro 33] (tratto da vocabolario de mauro.it)
condanna a vivere lontano dal proprio paese e a essere privo di tutti i diritti civili e politicitraduzione di persone condannate a tale pena o di prigionieri di guerra verso terre straniere e lontane. (tratto da sapere.it)
Credo che di fronte a queste cose bisogna avere più rispetto per quello che ha significato un periodo certamente buio e non paragonabile ad un evento malgrado tutto che è specchio di una modernità anche da noi creata.
Inoltre siamo cosi' sicuri che tutti i cittadini interessati ad eventuali spostamenti, in case nuove e meglio collocate, siano contrari? Dire di no è sempre facile,ma in questo modo i gravi problemi di traffico che congestionano la direttrice Ventimiglia-Genova non si risolveranno mai.
Vigiliamo,piuttosto,affinchè il tracciato sia il meno impattante possibile da un punto di vista ambientale e sociale anche di fronte ad un aumento dei costi: saranno poi le istituzioni, da tutti noi elette, a valutarne la convenienza.
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